Diritti - Diritto al mantenimento dell'identità culturaleIl diritto al mantenimento dell’identità deve essere riconosciuto sia ai migranti che ai rifugiati, anche di seconda generazione.
Questo vuol dire prevedere il mantenimento della loro cultura di origine e della lingua attraverso cui tale cultura si manifesta. La lingua madre infatti rappresenta un forte elemento di continuità nonché di identità. Tutto ciò appare evidente in tutti i contesti, anche quelli di culture basate sull’oralità. Un migrante dunque porta con sé un patrimonio linguistico culturale che ne costituisce l’identità, e che è suo diritto conservare. L’inserimento di migranti e rifugiati in un paese ospitante dovrebbe produrre un contesto multiculturale in cui si riesca a realizzare un vero processo di comunicazione interculturale, cosa che è possibile solo come risultato di un processo di integrazione di culture. Per integrazione non intendiamo l'annullamento delle lingue e culture di origine per l'acquisizione e l'adozione della cultura ospitante. L'apprendimento della lingua nazionale e gli strumenti di conoscenza e interpretazione della cultura del luogo ospitante sono indispensabili, ma questo non è in contrasto con il mantenimento della propria lingua e della propria identità culturale. In particolare poi, il mantenimento della lingua e della cultura di origine diventa a nostro avviso di estrema rilevanza per i figli degli immigrati anche se nati ed istruiti nel paese che li ospita. In una situazione di vera integrazione poi, ci si aspetterebbe anche un certo tipo di ‘reciprocità’ da parte degli ospitanti: una conoscenza se non sul piano linguistico, almeno degli aspetti portanti delle culture ‘altre’ sarebbe più che auspicabile. Anche in base a queste considerazioni generali però ci si deve rendere conto che un prerequisito per l'integrazione è la condivisione della lingua. La lingua infatti è lo strumento di base sia per la possibilità di comunicazione interpersonale, sia per la comprensione del mondo e della cultura in cui l'immigrato si trova a doversi inserire. In una prospettiva di questo tipo dunque la comunicazione in un contesto multiculturale diventa un obiettivo da perseguire. Il contesto multiculturale non è più da percepire come una situazione che crea difficoltà, ma piuttosto come un'occasione di arricchimento. Con questa ottica si può riuscire a cogliere tutto ciò che di positivo può derivare da situazioni e contesti di questo tipo. Dunque ‘integrazione’ degli immigrati va senz’altro intesa come ‘accettazione’ dalla loro parte della lingua e della cultura ospitante, ma questo è tanto più possibile quanto più la spinta verso di esse è alimentata non solo da necessità o costrizione, ma invece da reale interesse e curiosità. Tale interesse va alimentato e incoraggiato con una mediazione che passa attraverso la nostra conoscenza della loro cultura e possibilmente lingua. La realizzazione di questo stato di cose passa necessariamente attraverso il mantenimento della propria identità linguistico-culturale, non attraverso la sua cancellazione. La conoscenza della lingua e della cultura del paese ospitante che non è facilmente acquisibile da immigrati adulti diventa invece un patrimonio presente e radicato per immigrati di seconda generazione, che nati e cresciuti nel paese ospitante vivono immersi in essa fin dall’origine. Tutto questo però a nostro avviso non produce automaticamente una totale integrazione perché l’origine resta comunque un elemento estremamente rilevante, che non può e soprattutto non deve essere dimenticato. E’ quindi indispensabile, secondo noi, che la lingua e la cultura di origine debbano comunque continuare a costituire un patrimonio dei bambini immigrati. E perché questo si possa verificare sarebbe indispensabile che tra le materie di insegnamento , a scuola, le lingue di immigrazione fossero inserite per ciascun gruppo come materia curricolare. Integrazione dunque, non vuol dire totale adozione della lingua e della cultura del paese ospitante e cancellazione della propria cultura di origine, ma piuttosto la coesistenza delle due ‘identità’ in un insieme che potrà essere armonioso nella misura in cui anche il paese ospitante riuscirà a conoscere e quindi accettare le culture ‘altre’. Annarita Puglielli |
Edizione contenuti Aprile 2012 - Riedizione grafica Luglio 2013
Copyright 2012-2013 ® Comitato Cittadino per la Cooperazione Decentrata della Città di Roma. Tutti i Diritti Riservati.
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